domenica 15 maggio 2011

MODA E ARCHITETTURA

" Spesso le idee si accendono l'una con l'altra, come scintille elettriche." (Friedrich Engels) Da sempre moda, arte ed architettura sono lo specchio di una società. Ne sottolineano aspetti diversi, n'enfatizzano caratteristiche distinte, s'incontrano ripetutamente traendone nuovi spunti di sviluppo. L 'intrecciarsi delle vicende architettoniche con quelle della moda e dell'arte è fatto ben noto, spesso il limite che li divide è labile: ci sono abiti dai materiali così particolari e dalla struttura così ardita da far pensare ad un'architettura e confezioni il cui estro e meraviglia non può che essere catalogato come arte; artisti che creano opere d'arte che sono vestiti surreali; architetture che sono sculture... In effetti il dibattito è sempre esistito: è lo stilista un'artista? È certa architettura arte? Il nostro scopo non e ora riaprire quel dibattito, ma piuttosto mettere in evidenza come oggi, all'inizio di un nuovo secolo, il contatto tra i tre campi non sia solo più di materia teorica, ma reale, fisico. L 'uno assume caratteristiche dell'altro ed i luoghi di moda, arte e architettura possono trovare respiro in un unico spazio, uno spazio sempre più simile ad un museo e che del museo n'assorbe con avidità il linguaggio. Rendersi conto di questo cambiamento è facile. L 'immagine della città è radicalmente cambiata negli ultimi cinquant'anni, le boutiques sono diventate una straordinaria palestra d'esercitazione compositiva un po' come il museo, un'occasione in cui l'architetto può esprimere tutto se stesso senza però dimenticare la transitorietà dell'opera stessa che vede la sua collezione mutare a ritmi frenetici di settimana in settimana. Il negozio diventa luogo di svago, momento d'intrattenimento e di cultura con offerta di bar, aree internet, opere d'arte ed in generale mescolando generi e servizi. Ciò che conta è fornire al visitatore un'esperienza sensoriale completa. Si fa uso di meccanismi scenografici, si dà grande importanza progettuale alle luci, ai colori, ai suoni, ai materiali, esattamente come nei musei. Tuttavia non è al museo che la boutique guarda ma alle mostre temporanee che, come lei, affrontano il problema della transitorietà e sono momento di sperimentazione architettonica. La boutique, quindi, anche come tipologia espositiva per l'arte. I negozi progettati nell'ultimo decennio, come la Maison Hermes a Tokio di Renzo Piano o la boutique di Prada a Brooklyn {New York) di Rem Koolhas sembrano far tesoro di quest'aspetto; oltre agli usuali percorsi di vendita, il cui linguaggio è molto vicino a quello teatrale e museografico, prevedono aree specifiche destinate ad esposizioni temporanee. Una tendenza che, attraverso questi due casi esemplari che hanno segnato l'evolversi della boutique da semplice attività di vendita a centro multifunzionale, ci accingiamo ad analizzare per coglierne le linee guida da approfondire e seguire nella ricerca di uno spazio che oltrepassi "l'area dedicata" a favore di un intreccio di percorsi. Il nostro scopo è progettare un tragitto opposto all'usuale che dal museo si sposti verso il punto vendita con un'esposizione differenziata e sinergica appositamente studiata per il punto vendita. Scopo che, per non essere mero studio teorico, richiede un interlocutore, interlocutore rappresentato dalla casa di moda Ferragamo, che è il committente, e dalla fondazione Sandretto Re Rebaudengo, che mette a disposizione le opere da esporre. Un'occasione per confrontarsi con un caso reale, che presenta problematiche di marketing, di sviluppo...oltre a quelle puramente architettoniche. Uno stimolo per ricercare nuove soluzioni ricavate dalla collaborazione tra architetto, casa di moda e istituzione museale. Un'opportunità per comprendere meglio le nuove tendenze e dar vita ad una mostra che è un evento nel dialogo dell'arte. "Che cos'è l'arte se non un modo di vedere?

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